• Apr 10, 2025

La crepa da cui entra la voce

  • Andrea Tosoni
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Forse anche tu...

Forse anche tu, da tempo, senti che c’è qualcosa che non torna.
La tua voce c’è, ma è come se non riuscisse a uscire davvero.
Non del tutto. Non pienamente.

Canti, sì… ma a volte sembra una lotta.
Con le note alte, con il respiro corto, con il senso di “non riuscirci mai del tutto”.
Oppure canti bene, tecnicamente, ma senti che manca qualcosa.
Una vibrazione più profonda.
Una verità che non sai spiegare, ma che riconosceresti se la sentissi.

Forse ti sei abituato a fare attenzione.
A cantare “giusto”, ma con il fiato trattenuto.
A tenere le emozioni sotto controllo,
come se sentirle troppo potesse far crollare tutto.

E intanto la voce si chiude.
Non per capriccio.
Ma per protezione.

Succede più spesso di quanto pensi.
Anche nei cantanti esperti.
Anche in chi ha studiato per anni.
Anche in chi ha perso la voce… o non l’ha mai sentita davvero.

Quando qualcuno arriva da me in sessione, così,
non gli chiedo di “correggersi”.
Gli chiedo di fermarsi.
Di respirare.
Di sentire.
Di tornare in ascolto. Non della voce fuori… ma di quella dentro.

A volte basta una frase. Un gesto.
Una vibrazione che attraversa il corpo per la prima volta senza resistenza.
E accade.

Non è un suono perfetto. Non è un acuto impressionante.
È un’apertura.
È la voce che si rompe e si ricompone in un suono nuovo.
Non perché è “più bello”, ma perché è vero.

Inizia così la sessione di ieri: un’allieva canta.
All’inizio lo fa come molti fanno: con attenzione, con tensione, con fatica.
Poi, ad un tratto, qualcosa cede.
Una corazza invisibile si incrina.
Il suono cambia. Si spezza. Trema.

E in quello spazio nuovo, la voce trova la sua verità.
Cruda. Forte. Fragile. Libera.

Non cercare la perfezione.
Cerca te stesso.
Riconosci quel momento in cui il canto smette di essere esibizione,
e diventa incontro con l’anima.

Come è successo a Marco, che non riusciva a lasciare andare il torace rigido e ipercontrollato.
Abbiamo lavorato sul respiro, sulla fiducia, sulla possibilità di lasciarsi attraversare…
E un giorno, nel mezzo di una frase, ha smesso di trattenersi.
La voce ha tremato. Ma era finalmente sua.

Come è successo a Silvia, che pensava di avere una voce troppo sottile.
Nel corpo portava antiche paure.
Le abbiamo ascoltate, accolte.
E poi…
la sua voce è esplosa in un suono profondo, ricco, pieno.
Non aveva mai sentito una tale vibrazione. Eppure, era sempre stata lì.

Questo non è un miracolo.
È la voce, quando incontra la verità del corpo.
Quando non è più un “fare”, ma un “lasciare accadere”.

Se anche tu senti che la tua voce è lì,
dietro una porta che non sai bene come aprire,
sappi che non c’è niente da forzare.

La voce non si conquista. Si ritrova.
Nel respiro. Nel silenzio. Nella fiducia.
Nel momento in cui smetti di chiederti se sei abbastanza…
e inizi semplicemente a essere.

Io sono qui e accompagno ogni giorno persone come te.
Non per farle cantare “bene”.
Ma per farle cantare vere.

E quando accade… lo riconosci.
La voce si apre come una ferita che guarisce.
Come una casa che ti accoglie.
Come una crepa da cui entra la luce.

E la vita canta attraverso di te.

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